sabato 24 dicembre 2016

TAVOLE DA UN VECCHIO TRATTATO DI MEDICINA (XVIII° sec.)


Tavole da un vecchio trattato di medicina (XVIII° sec.)
Citato il chirurgo Lorenz Heister (19 Settembre 1683 - 18 Aprile 1758)

Lo scheletro (manca la legenda della numerazione)



Il sistema arterioso (manca la legenda della numerazione)



Il sistema venoso     

 


Il sistema muscolare   




Operazione di cataratta




Dispositivi chirurgici


Intervento per la slogatura



Intervento per lussazioni


Dispositivi acustici



Il feto 
 


Tipologie di fasciature




Caractheres

giovedì 22 dicembre 2016

DOCUMENTO CATASTALE DEL 1835 "in Diecimo" - Borgo a Mozzano - LUCCA



Documento catastale del 1835 “in Diecimo”
[Comune di Borgo a Mozzano, prov. di Lucca]
Elaborato dell’ing. Luigi Pellegrini (1807 – 1885)


In Diecimo
Un pezzo di terra campia con alberi viti, ulivi e frutti posto in Diecimo l° [luogo][detto] al Forno, confina come sopra si dimostra, ed è di misura superficiale Pert [pertiche quadre] 40 4/5 cioè .-. .-. Coltr[e] 40 4/5
Il velato di verde di qualità campio [qualità di terreno] con prode d’alberi e viti da Levante e Ponente è posseduto da Gio: del fu Berdo Cicchi d’estensione   ------------------------Pert  20 3/5
Il velato di ??? di qualità con prode [sistemazione del terreno] di alberi e viti un ciliegio ed un olivo ed un noce è posseduto da Lor:zo di F:o Cicchi d’estensione -------------------        20 1/5
                                                                                                                Formano    Pert    40 1/5

Scala di ____1____2____3____4____5____________________10 Pertiche
17 Xbre 1835 Estratto da una Mappa formata dal Sig. Ing. Fo Fava

venerdì 16 dicembre 2016

NECROLOGIA di LAZZARO PAPI– Ducato di Lucca, 1839


NECROLOGIA di Lazzaro Papi – Ducato di Lucca, 1839
[ leggere anche il post "Lettera di Lazzaro Papi alla figlia" ]
Breve biografia di Lazzaro Papi.
Nato nel 1783 a Pontito, paesino di montagna al tempo sotto la Repubblica di Lucca, iniziò li studi nel Seminario Arcivescovile, quindi si arruolò nell’esercito napoletano, fu precettore e infine si laureò in medicina presso l’Università di Pisa.
In seguito s’imbarcò a Livorno per l’India, dove scrisse “Lettere sulle Indie Orientali”, divenne medico del Rajah di Travancore, ricoprì il grado di colonnello dei Lancieri del Bengala e fu consulente commerciale di una società inglese.
Ritornato a Lucca, attraverso un viaggio che tocca l’Arabia e l’Egitto, sia dal Governo napoleonico della città, che dal Ducato retto dai Borboni ebbe importanti incarichi. Negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla letteratura e alla storia. Assistito dalla figlia Albertina e dal genero morì nel 1834.

Lazzaro Papi ebbe innumerevoli commemorazioni alla morte e nel seguito per diversi anni. La “necrologia” sotto riportata presumibilmente è stata scritta in occasione della traslazione nel 1839 delle sue ceneri dal camposanto alla tomba monumentale, eretta nella chiesa di S.Frediano. 

Monumento con accanto al busto la statua della dea della storia Clio e la seguente iscrizione di Pietro Giordani: «Lazaro Papi/ colonnello per gl’Inglesi nel Bengala/ poi lodato scrittore di versi e di storie/ in tenue fortuna per molta prudenza e bontà/ riverito e amato visse anni LXXI/ gli fecero il monumento gli amici MDCCCXXXV»


"Necrologia
Quattro anni scorsero da che Lazzaro Papi cessò d’essere l’uomo di cui Lucca si onorasse, e si pregiasse l’Italia; lo spirito di Lazzaro Papi cessò di animare le sue membra affrante dai terreni mali, e l’oblivione [dimenticanza assoluta] in cui vivo si lasciava, sparì. Il Poeta, lo Storico, il Filosofo scese nella tomba, tacque l’invidia, sorse la lode. Morte troncò a Lazzaro il filo dell’umana carriera, e la fama ne fece suo il nome; gloria, onore sulle sue inanimate membra splendevano.
Era il 25 Decembre del 1834 giorno di lutto per tutti i buoni, era il giorno in cui più non era Papi …..
Tra le braccia di fidi amici, confortato dall’evangelica religione esalò la sua bell’anima quel Lazzaro che, in sua vita fu grande in umile stato, povero fra i ricchi, ricco coi poveri, sempre in suo agire, sommo in suo pensare, schivo in adulazione, amante di verità, filosofo ne’ suoi scritti, filosofo nella sua vita, libero pensatore, moderato per riflessione, ammiratore degli altrui scritti, temente dei suoi, amante della gioventù, perché sperava, amoroso della patria, perché credette in Cristo.
Omaggi, onori, universale compianto accompagnarono alla tomba Lazzaro Papi……. Quattro anni passarono da che Papi non è più, e desta il suo nome lo stesso effetto come se di vivere cessasse in quest’oggi; già un mausoleo racchiude le sue ossa; e la gioventù nel colmo della notte del 25 corrente accolse le sue membra con pianto, e con funerea pompa le posò in quel monumento, che gli amici gli eressero.
Papi non è più, e la maggior sala dell’Ateneo lucchese [Liceo reale, un istituto universitario dove si poteva compiere il corso di ogni facoltà e conseguire tutti i gradi professionali] risonò la sera del 25 corrente degli elogi di Lazzaro in atti e liberi sensi espressi; preside di quella nobile deputazione che nulla risparmiò perché bello sorgesse un segno ai posteri che in Lucca si onorano gl’ingegni, ivi sedeva il Marchese Antonio Mazzarosa [Ministro della Pubblica Istruzione del Ducato di Lucca], a cui facevano corona scelti preti; e pur assiso era, la speranza della patria, il Principe ereditario [Carlo Ludovico di Borbone], ed un affollato uditorio con inenarrabile ansia ascoltava le belle lodi di Lazzaro Papi.
Se l’Italia non onora i suoi Geni viventi essi, almeno ne onori le spoglie, e non permetta che con piede profano il viandante ne calchi le sacre polveri.
Qual non è conforto l’ispirarsi alle tombe di coloro che furono grandi. L’Italia n’ebbe molti ….. L’Italia fu grande …….
P: Bottari
Lucca 28 Gennaio 1839"









giovedì 8 dicembre 2016

Lucca Luglio 1847 - " ....una settuagenaria sposatasi in quarte nozze ad un giovinetto..."



Anticipazione al N. 19 del VAPORE - Lucca 8 Luglio 1847

Il foglio “Il Vapore”, fondato nel gennaio del 1847 in Lucca,  era un giornale con una impostazione liberal-moderata.
Di seguito è riportato un articolo in “edizione speciale” per dare “il racconto di deplorabilissimi avvenimenti in questa città di Lucca …. ”.
Gli avvenimenti sono:
lo schiamazzo “sotto le finestre di una settuagenaria sposatasi, in quarte nozze, ad un giovinetto figlio di questo nostro Ospedale di Misericordia…”;

la carica di alcuni carabinieri che “piombarono a briglia sciolta e a sciabola sfoderata sugli inoffensivi e inermi cittadini …”;

la popolazione “dopo avere nel corso del giorno 5 (successivo alle cariche) dimostrato dignitosamente ….. aveva preso alla sera un attitudine minacciosa …”;
la sera del 6 la Polizia pubblica “la seguente Notificazione, che sembrò non tranquillizzare gli amatori della pubblica quiete = è invitato il pubblico a rimanersi tranquillo …. Che il Governo di S.(ua) A.(ltezza) R.(eale) (il duca Carlo Ludovico di Borbone) è giusto d imparziale ….”;
la sera di poi lo stesso Direttore Generale di Polizia A MAGGIOR TRANQUILLITA’ DEL PUBBLICO “ Notificò = … sono state prese le più energiche disposizioni  affinchè quelli Individui della R. Carabinieria che abusarono della forza il 4. Corrente, vengano tradotti avanti i tribunali …”:
nella medesima sera una Deputazione composta di specchiati cittadini ed onorevoli Giureconsulti (esperti di diritto), si presentarono al Direttore Generale di Polizia per ringraziarlo…
L’articolo termina con la speranza “ .. che avvenimenti siffatti non si rinovellimo – avvenimenti che il solo persarci fa rabbrividire e tremare ogni figlio pe i genitori, ogni genitore pel figlio …” evidenziando atti coraggiosi da parte degli “onorati Cannonieri Pompieri” e l’Ufficiale di Piazza sig. Franchini, ed il Maggiore tamburo Nottoli ….


domenica 4 dicembre 2016

STAMPE del GIUDIZIO UNIVERSALE di Mchelangelo


 

STAMPE del "GIUDIZIO UNIVERSALE"di Michelangelo

 

Il Giudizio Universale della Cappella Sistina

L’affresco michelangiolesco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina in Vaticano, iniziato nel 1508 e terminato nel 1512, ebbe una tale risonanza in tutta Europa che fu quasi subito riprodotto in stampa. L’intera opera fu riprodotta in una serie di tavole, ma oggi di queste si trovano solo stampe singole in alcune collezioni ad eccezione di due serie che sono arrivate ad oggi in forma completa: la prima, datata 1548, è conservata presso il Metropolitan Museum di New York, la seconda assai più tarda, stampata nel 1610, appartiene alla Biblioteca Vaticana.
Le prime riproduzioni dell’opera michelangiolesca videro la luce nel 1543 e furono edite da Antonio Salamanca, incisore ed editore di stampe attivo a Roma dal 1538 e membro dei “Virtuosi del Pantheon” dal 1546.

Le tavole presenti nella raccolta sotto riportata sono assai mutile e non riproducono l’intera superficie dell’affresco. In una stampa è leggibile la data del 1548 col nominativo del Salamanca e pertanto i sei esemplari appartengono alla stessa serie presente al Metropolitan Museum.

TAV. 1 Gruppo di beati a sinistra e intorno a Cristo
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.

Questa tavola riproduce la parte più in alto, a sinistra, dell’intero ciclo del Giudizio Universale, nella quale sono disposti gli eletti, i beati e i santi (distinguibili solo per la maggiore o minore vicinanza al Redentore).
Nella parte superiore si osserva una folla orante che si accalca e più in basso un gruppo di figure che risulta poco attento a seguire il gesto di Cristo.
Più a destra, in primo piano, una donna dal seno scoperto ha aggrappata alle gambe una figura femminile,  personaggi difficilmente individuabili, ma la posa rimanda al gruppo classico della Niobe (composizione statuaria di marmo attribuita a Scopa o a Prassitele, con copie presenti nella Galleria degli Uffizi).

 
TAV. 2  Angeli con i simboli della Passione
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.


Questa tavola riproduce la lunetta superiore a destra in alto, occupata da un gruppo di angeli con gli strumenti della Passione. Gli angeli sono apteri (senza ali) e in numero di cinque tentano di innalzare la colonna della flagellazione, di cui quello che sorregge il capitello sembra seduto sulle nuvole. A destra accorrono altri angeli con la spugna con l'aceto e la scala usata per deporre Cristo dalla Croce.
L’iconografia degli angeli con i simboli della Passione era molto diffusa nella pittura nordica.

TAV. 3 ingresso dei dannati agli inferi
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.

[Conservato un solo frammento dove è visibile solo lo scafo della barca di Caronte.]


La scena ritrae l’epilogo del giudizio divino: per le anime dannate è pronta la barca di Caronte che le traghetta agli inferi, dove le attende una masnada di demoni.
In questo passo Michelangelo sembra aver riletto Dante, come è testimoniato dai sonetti che dedica al poeta fiorentino a conclusione del Giudizio Universale (1545-46).

TAV. 4  Gruppo di Beati
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.



Michelangelo, in questo brano, riprende il modello del Paradiso dantesco potendo individuare senza divisioni, spiriti amanti, sapienti, militati, giusti e contemplanti.
L’opera rappresenta Disma, il buon ladrone che porta la croce, oppure il Cireneo che aiutò Cristo nella salita al Calvario; alla estrema destra dell’opera egli viene aiutato da un uomo con la barba.
In basso, invece, su una nube, si riconoscono i santi martiri che mostrano gli oggetti del loro supplizio: troviamo l’apostolo Simone con la sega, l’apostolo Filippo con la croce, Biagio con i pettini di ferro, Caterina d’Alessandria con la ruota dentata e Sebastiano con le frecce. Essi sono protesi verso il gruppo dei dannati e si trovano sotto di loro.
L’opera è una delle prime riproduzioni del Giudizio Universale, prima dell’intervento di Daniele da Volterra che “vestì” i corpi nudi dei personaggi ritratti. Originariamente infatti San Biagio era rivolto verso il basso con atto minaccioso e la sua posizione fu ritenuta sconveniente dal Concilio tridentino, perché accovacciato sul corpo nudo di Santa Caterina. Daniele da Volterra vestì così di verde Santa Caterina e ruotò tutta la figura di Biagio.


TAV. 5  Resurrezione dei corpi
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.


[Si può leggere in basso a destra salamanca 1548]

Michelangelo rappresenta i defunti nei vari stadi successivi con cui gli scheletri riacquistano la carne e riprendono l’aspetto di corpi umani, ricongiunti insieme con l’anima.
L’artista si rifà alla profezia del libro di Ezechiele, ma anche all’iconografia stabilita pochi anni prima da Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto. In basso a sinistra, alcuni defunti escono da una avello sollevando una lastra di pietra; intorno i corpi escono invece direttamente dalla terra, nella quale sono affossati secondo livelli diversi: chi esce solo con la testa, chi con tutto il busto, chi, infine, ha ancora sepolta solo una gamba.
La figura barbuta in piedi, all’estrema sinistra, che non fa parte dei defunti e sembra benedirli, è stata interpretata nei modi più svariati. Nella parte di destra avviene una disputa tra gli angeli e i demoni per due corpi messi in posizione inversa; il primo, completamente privo di forze, è trattenuto in basso da una corda-serpente tirata in giù ed aiuta i due angeli che lo portano in alto a liberarsi dal demonio che lo tira per i capelli.
 
TAV. 6  Gruppo di Beati
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.



L’opera rappresenta la scena del gruppo di beati intorno a Cristo, nella lunetta di sinistra dell’affresco.
Sulla sinistra dell’incisione si trova un uomo che sorregge la croce sulle spalle, mentre sulla destra un angelo vola via con la corona di spine.
La lunetta dalla quale è ripresa l’incisione è la prima porzione di affresco eseguita dall’artista sulla parete d’altare e prende il posto della lunetta dipinta dallo stesso Michelangelo nel 1512, con Abramo e i suoi discendenti.