giovedì 18 giugno 2015

PIASTRINA DI RICONOSCIMENTO DEL TEN. MARIO MARCHI - I° GUERRA MONDIALE


Piastrina di riconoscimento del Ten. Mario Marchi
 I° Guerra Mondiale

Le piastrine identificative vennero impiegate per la prima volta nella guerra civile americana del 1861-1865. L'a loro adozione nacque dall’uso diffuso dei soldati di annotare sulla propria divisa i dati personali ed in particolare l’indirizzo dove recapitare la salma nel caso di morte

L’esercito italiano adottò la piastrina identificativa a  fine dell'800, costituita da una targhetta di 37x54 mm in zinco, forata agli angoli per essere cucita all'interno della giubba della divisa. All'atto del congedo veniva cucita all'interno della copertina del libretto personale e questo veniva consegnato al militare intestatario, cui era affidata la custodia.

Durante la prima guerra mondiale fu introdotto, oltre alla piastrina precedente, un piccola scatola di latta di misure 52x34x5 mm, formata da due guancette unite da una cerniera ad un'estremità, mentre quella opposta formava un anello che permetteva di essere appesa al collo con uno spago. All'interno era custodito un cartiglio con i dati anagrafici, la matricola, il grado, il reparto, il distretto militare, il nome dei genitori e l'indirizzo di residenza. Sul retro erano annotate le vaccinazioni cui era stato sottoposto il soldato.
Piastrina chiusa

 
Piastrina aperta - Tessera militare (fronte): annotato cognome , nome, anno di nascita, categoria di reclutamento - luogo e giorno di nascita, paternità, maternità e luogo di residenza

 
Tessera militare (retro): date di vaccinazione


 
Ten. Ing. Mario Marchi



lunedì 15 giugno 2015

ORDINE PER UN PAIO DI PIANELLE PER UNA MONACA – 176(?)3


 
Ordine per un paio di pianelle per una monaca – 176(?)3

Cariss.o Sig.e Cristofanini
  Motrone 15 m.zo 176(?)3
Gli mando un paio di scarpe che anno bisogno d’essere ricomodate nel tacco. Poi vorrei un paio di pianelle da Donna di vitello, e foderate, col tacco ricoperto di cuoio nero non tanto appuntato essendo per una monaca. La carta annessa è la lunghezza del piede e la grossezza. La  tac[?] della fiocca, che è in detta carta, denota la grossezza del piede in cima.
La carta più corta è l’altezza del tacco. Procuri che siano in punto pel mercoledì di Passione e che sieno di roba buona. Saluti tutti i suoi, e di cuore mi confermo
Suo  A[z]  servo
Gia [?] Pierotti

BIGLIETTI D'ACCESSO AI "SAGRI PALAZZI APOSTOLICI" - 13 Luglio 1880



Biglietti per visitare i SAGRI PALAZZI APOSTOLICI  - 13 Luglio 1880
I due biglietti di accesso ai “SAGRI PALAZZI APOSTOLOCI” sono intestati a Giacomo Cristofanini di Borgo a Mozzano (LU), ultimo discendente della famiglia che annoverò uomini di legge e di chiesa.
Biglietto per il Museo Vaticano.
Biglietto per le Camere e le Loggie di raffaello, la Pinacoteca, e la Cappella Sistina.

mercoledì 10 giugno 2015

IL MULINACCIO SUL RIO DI REFUBBRI (Bagni di Lucca) - CONTRATTO D'AFFITTO DEL 1848


Il mulinaccio sul rio di Refubbri (Bagni di Lucca) - Contratto d’affitto del 1848

Il contratto d’affitto dell’edificio adibito a mulino e frantoio è stipulato il 2 settembre del 1848 fra i proprietari dell’immobile Luca Marchi e Antonio Magnani e Stefano Buonamici, tutti abitanti del paese di Pieve di Controne della Comunità di Bagni di Lucca.
Il documento è costituito da nove articoli, che prevalentemente pongono obblighi puntuali e stringenti al conduttore riguardo il mantenimento in efficienza dei macchinari “Sarà a suo carico il mantenere l’olio nelle lucernette, e quello che abbisogna per i lumi, il grasso sui puntoni”, la manutenzione della forza motrice del torrente di Refubbri “Sarà obbligo del mugnaio il raccogliere e mantenere tutta l’acqua che si potrà nella gora”, e la sorveglianza del manufatto “Sarà obbligo del mugnaio il dormire la notte.
Alcuni articoli poi elencano gli oggetti presenti nell’edificio “tre macine, più esiste in d:o molino una mazza di libbre 40, due pali, due martelline, due piccoli paletti, una piastra di ferro, che serve per il bottaccio”, altri la ripartizione degli utili ricavati dall’attività del mulino e del frantoio “Il Munnaio terrà registrato tutto ciò che macinerà. E quindi ne renderà conto ai Padroni del molino, ai quali al fine di ogni settimana darà metà di tutte le così dette moibende, e di tutto ciò che avrà guadagnato nel molino.
Un articolo poi prevede che “i padroni …….. potranno licenziarlo a loro piacere senza disdetta o atto di Tribunale”.
Assieme al contratto è conservato in archivio un serie di schizzi della pianta e dei macchinari del mulino, riportati sul retro di un decreto del duca di Lucca Carlo Lodovico datato 31 gennaio 1846.
È da ritenersi che i disegni siano stati eseguiti dall’ing. Pietro Giambastiani, cognato di Luca Marchi.

CONTRATTO:
Inizio prima pagina
Prima pagina contratto
Seconda pagina contratto
Fine seconda pagina contratto

 TRASCRIZIONE CONTRATTO:

Pieve di Controne a di 2 7bre 1848
I qui sottoscritti Luca Marchi, e Antonio Magnani danno a a condurre un Mulino detto il Mulinaccio a Francesco q: Stefano Buonamici con i seguenti patti:
1: mo Sarà obbligo del mugnaio il raccogliere e mantenere tutta l’acqua che si potrà nella gora, turare se bisogna qualche rottura della medesima, non intendendo che sia obbligato a murare, o far murare a pietra e calcina; dovrà tenere purgata tanto la gora, come il bottaccio da tutte le materie affinché non impediscano la macinazione.
2: da Dovrà assistere permanentemente a detto molino affinché gli avventori, o chi vuol macinare lo trovino presente, e quando non vi sia acqua sufficiente per macinare, sarà suo dovere il tener bagnate le rote, affinché non soffrano l’asciutto.
3: zo Sarà a suo carico il mantenere l’olio nelle lucernette, e quello che abbisogna per i lumi, il grasso sui puntoni, tenere untati i denti degli scudi, e rocche, tenere assottigliate le martelline, e paletti, rimettere bussoli, e piumascetti, il legno necessario per i quali, e parimente per qualche dente che si rompesse, dovranno somministrarlo i Padroni, i quali però avranno l’obbligo di far rifare a loro spese si le rocche come gli scudi, e qualunque lavoro necessario, purché  non sia rotto per trascuranza del munnaio.
4: to Il Munnaio terrà registrato tutto ciò che macinerà. E quindi ne renderà conto ai Padroni del molino, ai quali al fine di ogni settimana darà metà di tutte le così dette moibende, e di tutto ciò che avrà guadagnato nel molino.
5: to I sudd:i Marchi, e Magnani consegnano il d:o molino in ottimo stato e andante con tre macine, più esiste in d:o molino una mazza di libbre 40, due pali, due martelline, due piccoli paletti, una piastra di ferro, che serve per il bottaccio, una martinicca di libbre 26:6, una statera grossa, una paletta da farina: i quali oggetti tutti dovranno esser mantenuti dal mugnaio, ogni qual volta lasciasse il molino, o che i padroni lo licenziassero i quali potranno licenziarlo a loro piacere senza disdetta o atto di Tribunale.
6: to Esiste in d:o molino il frantoglio, e gli oggetti che servono per il med:o sono i seguenti. Una catena da fuoco, un paio di molle, una grande caldaia, un ramino di rame, un canapo per l’argano, un rastello di ferro per il frullino, un badile, una botte per i fondi, alcune stanghe, e bruscole, i quali oggetti parimente dovranno essere mantenuti.
7: mo Circa il frantoglio se il mugnaio vorrà prestarvi la sua lavorazione a frangere avrà la sua parte dell’olio che guadagnerà il frantoglio da dividersi cioè, la metà al frantoglio, e l’altra metà sarà divisa per ugual porzione fra i lavoranti: la spesa che vi abbisognerà sia per la legna occorrenti al frantoglio, come per le vetture per portare olive ed altro sarà ripartita fra i Padroni, e lavoranti.
8: vo Sarà obbligo del mugnaio il dormire la notte, ed attendere al frantoglio quando vi sarà olio, o olive per evitare il pericolo che nulla sia rubato e qualunque inconveniente che succedesse per sua trascuranza sarà a sui carico.
9: no In quei giorni che visarà bisogno di frangere il munnaio non potrà avere pretenzione di macinare, ma solo macinerà qualora non sia impedita la frantura, e non potendo assistere alla frantura, e al molino nei giorni che asi frange, se vuole essere a parte del frantoglio, manterrà una persona capace.
Io sottoscritto accetto dai nominati la chiave del  det:o molino, e mi obbligo di eseguire le sopraespresse condizioni firmandomi.
Fatto in duplice originale, e rilasciata una copia al Francesco Magnani, e altra a Luca Marchi
Segnato Francesco Buonamici
Luca Marchi
Antonio Magnani

 SCHIZZI DEL PROGETTO:



DECRETO DEL DUCA DI LUCCA





giovedì 4 giugno 2015

LE PREGHIERE DURANTE LA GRANDE GUERRA



LE PREGHIERE DURANTE LA GRANDE GUERRA


-     La dolce preghiera del soldato proposta dalla Pia Lega riparatrice del S. Cuore di Gesù – Busto Arsizio – 30/6/21915.
       



-   Litanie della Guerra - Milano 24/5/1915



   
-  Preghiera per ottenere la fine della guerra.     

 
     
-  Per la Pace – preghiera del Santo Padre Benedetto XV – Parma 1915.




- Preghiera del soldato a S. Antonio.
(Non compare alcuna data ma la frase "... assicurare i naturali confini dell'Italia mia e per stringere la mano ai miei fratelli irredenti ...", colloca la preghiera nel periodo della pprima guerra mondiale.




-   Preghiera scritta a mano.
Preghiera per la guerra.
O adorabile Salvatore, da cui ci viene l’insegnamento e il comando dei più nobili affetti, noi vi preghiamo per la gloria, e per il trionfo della nostra patria.
“Beneditela né suoi Capi, nel suo esercito, e in tutto il suo popolo, affinché dal compimento cristiano di ogni dovere, fino allo eroismo, l’Italia, esca, grande, rispettata e temuta. Ispirate ai condottieri la via della vittoria, ispirate ai soldati i magnanimi sacrifici”. In quest’ora e sempre avvalorate i nostri diletti combattenti, sorreggeteli, conservate puri immacolati i loro sentimenti e i loro affetti, manteneteli soldati vostri perché sieno soldati invincibili della dolce terra natale …..
E voi Vergine senza macchia fulgidissima gloria del popolo italiano, scendete presso di loro a difenderli sotto l’ali del vostro amore materno, riconduceteli a noi esultanti di onore, affrettate alla Patria vittoriosa le gioie di quella festa in cui leveremo a Dio il canto della riconoscenza …. e così sia.” 

martedì 2 giugno 2015

STEMMA DELLA FAMIGLIA MASCARDI DI SARZANA


Stemma gentilizio della famiglia Mascardi di Sarzana disegnato da Emilio Neri, scultore del XIX sec.
I Mascardi furono eminenti legisti, scrittori ed insigni ecclesiastici.