sabato 28 giugno 2014

Quinta riunione degli scienziati italiani in Lucca - 1843 - Biglietto d'ingresso -


Quinta riunione degli scienziati italiani in Lucca 

1843

- biglietto d’ingresso -


L’istituzione dei congressi degli scienziati italiani nasce dall’attivismo del matematico inglese Charles Babbage, che, viaggiando in Italia e in Germania, ebbe diversi incontri con uomini di scienza continentali e da Carlo Bonaparte, principe di Canino, nipote di Napoleone e italiano di adozione, convinto della necessità di contatti permanenti tra i cultori italiani delle varie discipline scientifiche e i loro colleghi stranieri.

I congressi degli scienziati italiani si svolsero in nove riunioni fra il 1839 e il 1848 in varie città d’Italia. Il primo fu inaugurato il 1° ottobre 1839 a Pisa, città universitaria per eccellenza, memore di Galileo Galilei.  La quinta riunione fu tenuta a Lucca nel settembre del 1843, anche se il duca, Carlo Ludovico di Borbone, non ne fu entusiasta, temendo, come in realtà avveniva, che oltre a discutere di scienza si discutesse nascostamente di politica, libertà e unificazione nazionale.

Il congresso lucchese ebbe come presidente Antonio Mazzarosa, segretario Luigi Pacini, assessori Luigi Fornaciari e Benedetto Puccinelli. Vi parteciparono 496 scienziati partecipanti e le sezioni di studio furono sei:
1) Fisica, chimica e matematica.
2) Geologia, mineralogia e geografia.
3) Botanica e fisiologia vegetale.
4) Zoologia, anatomia comparata e fisiologia.
5) Agronomia e tecnica.
6) Medicina.

Di seguito è riprodotto il biglietto d’ingresso per le sale delle adunanze delle riunioni del “Sig. Pellegrini Luigi di Lucca”, ingegnere di Borgo a Mozzano e il suo autoritratto.

Biglietto d'ingresso.


Autoritratto con sonetto.






venerdì 27 giugno 2014

Ricordi della Grande Guerra di una famiglia lucchese - IV° parte


Una famiglia lucchese durante la Grande Guerra 
(1914 -18)- IV° parte
____________________

CAPORETTO
All’alba del 24 ottobre 1917 un’armata austro-tedesca attacca gli italiani fra Plezzo e Tolmino, alla congiunzione fra la prima e la seconda armata. Usando la tecnica dell’infiltrazione, i reparti scelti, fra i quali quello del tenente Erwin Rommel, rompono il fronte, allargano la breccia, minacciano di aggiramento la terza armata. E’ il caos. In pochi giorni una fiumana di sbandati che gli alti comandi non sono in grado di riorganizzare, si ritira verso il Piave. Le cifre: 11.000 morti, 29.000 feriti, quasi 300.000 prigionieri, altrettanti sbandati e oltre 300.000 profughi, l’intero Friuli occupato.” [Prima Guerra Mondiale – Atlanti Universali Giunti, pg.72 – Giunti 1997].
“Prima Guerra Mondiale – Atlanti Universali Giunti, pg.72 – Giunti 1997” pg. 73
Ancora attraverso gli appunti del libricino del Tenente Marchi è possibile ricostruire come il Gruppo a cui apparteneva visse Caporetto. Lo stesso giorno dell’offensiva si ha un preallarme, mentre nei giorni seguenti sono annotati segni premonitori dell’avanzata nemica.
Preallarme:
24 ottobre
ore 2 da R1 a R8 Urgente Cp. Gallo – A seguito fonogramma 5682 nel caso che venissero alzati dalle nostre fortezze di Monte Piana prescritti segnali di al-ar-me cioè più stelle verde very [Pistola per segnalazioni, che prende il dome dal suo inventore (1877) E. W. Very ufficiale della marina statunitense: impiega speciali cartucce aventi il bossolo in parte metallico e in parte in cartone bianco, rosso o verde corrispondente al colore che ne deriva sparandole] se di notte e più razzi a fumata se di giorno, le artiglierie dovranno eseguire in tempo fuoco di sbarramento e di interdizione negli stessi [non leggibile].

Schizzo delle posizioni delle batterie 773, 776, 777, 75 A, dipendenti dal comando, con l’indicazione degli obiettivi su cui indirizzare il fuoco.
Obiettivi da colpire delle batterie del Gruppo.
Ordini impartiti per permettere la ritirata di soldati italiani sotto il fuoco nemico:
Ore 2,30’ Alla R11 su richiesta 4° zona fuoco intenso sulla balza sup. per proteggere ritirata 13 uomini e 1 ufficiale – il riflettore aiuta il nemico
Ore 2,30’ Alla R12 sparare a raffica sul riflettore che impedisce il movimento del drappello alla balza superiore.
Ore 2,40’ da 012 niente di notevole il riflettore è acceso e si vedono raggi illuminanti alla balza sup.
Ore 2,42’ avverto II° sottosettore
Ore 2,50’ sll’orlo sinistro della balza superiore – tiratori – la feritoia accanto.
Ore 2,50’ dalla IV zona aiutante maggiore: per un’ora almeno proverà! I bloccati sono 24.
Ore 3,15’ Il Colonnello Bertolotti prega il Cap. Del Carretto di intensificare l’azione di fuoco sulla balza.
Ore 3,35’ da 012
Dalla 24 46 sono partiti due razzi illuminanti - sulle balze vicine - è illuminata dal riflettore – sul costone antistante razzi – un bagliore dalla parte dello [non leggibile].
3,40’ IV Zona comunica che sono passati – a R11 sospendere il fuoco.

Avvistamento di reparti nemici:
Ore 8 Si sono visti 20 austriaci presso il vecchio Com. battaglione (?!)
Ore 9,30’ da R1 Sbartoli
Avvertire se gli austriaci sono discesi. Il generale Verroggio dice di sparargli abbondantemente. Dal Gen. Verroggio: dispongo che 776 apra immediatamente fuoco su nuclei nemici segnalati [non leggibile] – si raccomanda di sparare ogni qual volta questi gruppi vengano notati – prego disporre perché oss. 012 intensifichi osservanza.
Ore 9,35’ a 012 : intensificare osservazione a R11
Ore 9,55’ Sbertoli   [?] – chiede notizie dalle pattuglie – da R11 – 4 colpi ma non c’è anima viva
- da 012 – Non si vede nella balza [non leggibile].
Ore 11 a tutte le batterie – circolare:
Si disponga perché si intensifichi osservazione su pattuglie nemiche – sparare subito, ricordando di proporzionare il numero di colpi  al bersaglio e che il tiro deve avere in linea generale il carattere di disturbo e che l’economia delle munizioni deve essere sempre tenuta presente. Si informi questo comando volta per volta. Gli oss. [osservatori] informino dell’avvistamento di pattuglie immediatamente la batteria vicina.
Ore 11 – Da 012 uno vestito da alpino era davanti a un baracchino abbandonato ed ora si muove li presso (Balza mediana).
Nel camminamento che va alle baracche del costone antistante 3 uomini che camminano con circospezione – anche questa posizione aprire il fuoco.
11,10’ - 011 è avvertito di comunicare i movimenti delle pattuglie.
Ore 12 – da 012 – si vede un gruppo a destra del baracchino dietro il costone antistante.
Ore 12,20’ – Riferimento comunicazione verbale pregasi osservare attentamente nemici isolati per vedere dove si radunassero si faccia fuoco.
16,25 da 012 – Verso Rio Ielso [?] pendii Forama  – grosse pattuglie di 40 uomini distanziati - si nota però che una pattuglia alpini è uscita da Col Stombi [?].
dal sottosettore: nessuna pattuglia è uscita.

Il 2-3 novembre la rotta dell’esercito italiano assume le dimensioni della tragedia ed anche sul fronte del Trentino, dove si trova il Ten. Marchi, si susseguono ordini concitati che portano prima alla preparazione della ritirata e quindi all’abbandono delle posizioni, per non cadere nella manovra d’accerchiamento nemica. Lo scritto sul taccuino d’appunti diviene più disordinata, rispetto ai giorni precedenti per le incertezze e la tensione del momento.

2 novembre
Da R1 a R8
- Sospendere fino a 48 49 ordine sgombero pezzi e munizioni – continuare invece sgombero materiali e possibilmente si riuniranno le munizioni.
- Tutti i pezzi nelle località ove si trovano presentemente dovranno essere messi in condizioni di entrare in azione in qualsiasi momento disponendo perciò che presso ciascun pezzo al qual dovrà essere assegnato sin d’ora l’obbiettivo da battere e ricavati dato di puntamento si trovino le relative munizioni.
Servizio 2 e 3 novembre .
- Indirizzare Bregliasco a Stambi  dove prenderà posizione nelle piazzole occasionali del 773 a.
- Domani mattina per tempo un cap. [caporale] e 2 sold. del gruppo alla 777°. Il cap. prenderà consegna delle [non leggibile] e i due soldati delle munizioni al Roccione.
- La 776a e la 773a daranno 20 uomini ciascuna che porteranno alla Riserva 777 a le munizioni del Roccione.
- I muli alle 8 tutti imbastati al magazzino materiali.
- Domani mattina 2 muli pronti per il Cap. Del Carretto.
3 novembre  Da R1 a R8
- Dato che sono stati concessi ausiliari è debito onore che tutti i pezzi siano portati in salvo cioè oltre Col Forca primo chiaro [al primo albeggiare]. Nella notte entrante sarebbe molto difficile. Aspetto risposta.           Bragoli
- Farò con i miei mezzi e bene.                         Magg. Maresca
- Al Cap. Bisi ordine di venire subito con uomini e il materiale migliore.
- 6,45’ - Gli uomini di Agnefoni e di Grandi si interessino della sez. Grandi e la portino a 3 Croci con tutto in tutto il giorno portando tutti gli inneschi, avanzando con rigore in modo di mascherare ed avanzare. Appena giunti Bisi e Del Carretto smontano i pezzi.
- Da R1 Corpo d’Armata prima divisione ordina che apparecchi telefonici siano trasportati dai reparti stessi che li usano.

Gli appunti continuano riportando in maniera meticolosa l’indicazione del carico da trasportare, la disposizione di ogni carico e le tappe di trasferimento da percorrere.


carico della carretta n° 1 del Gruppo
 n° 2 casse del Magg. Maresca
1 sacco e 1 valigia
n° 4 casse materiale sanitario
n° 1 involto materiale sanitario
n° 3 casse uffici
n° cassa tiro
Piede goniometro
Bagaglio ufficiali
Ten. Rosa : n° 3 cassette
  n° 1 balla
  n° 1 sacco alpino
Cap. Cattaneo: n° 2 cassette
n° 1 valigia
Ten. Marchi : n° 2 cassette
S. Ten. Ricci : n° 2 cassette
S. Ten. Dell’Ossitore: n° 2 cassette
S. Ten. Tuzii : n° 2 cassette
S. Ten. Spadari : n° 2 cassette
n° 1 valigia
n° 1pastrano

La carretta del comando gruppo:
Bagaglio ufficiali
Cassette ufficio
Materiale sanitario
Mensa e cucina
Materiale elografico e telefonico

Giungeranno qui il carro a 4 ruote e n [illeggibile] muli. Di più abbiamo 3 muli e 2 asini della 777a. Quello che avanza è parte della batteria e del gruppo. Sul carro, muli, asini si carica nella mattinata di domani. Si carica tutto quello che si può.
Domani la colonna mista farà la seguente via: Tre Croci, Auronzo, Tai in due tappe. (1a Tre Croci Auronzo – 2a Auronzo Tai) a Tai ci si presenta alla fortezza [non leggibile] ma è per sapere dov’è il gruppo.
4 novembre – Da Tre Croci a Calalo (?) – Assumo il Com.[ando] della 776a


Entro le 12 del giorno 5 gli uomini devono avere
una muta di biancheria da cambiarsi
3 giornate di viveri [non leggibile]
2 coperte
Pastrano e tenuta di guerra
Farsetto a maglia
Materiali:
Casse di cottura [?]
10 badili e 10 spadine per [non leggibile]
Lanterne falso scopo
Bagaglio comando
Bagaglio leggero
Tutti i sacchi a pelo
Abolizione del berretto
Maschera
Tutti colle spallette anche sul pastrano
Moschetti in ordine
Dotazione cartucce
Ufficiali con pistola
La batteria deve avere 5 casse di viveri di riserva
Bandiere di segnalazione e a lampo di colore
Tutti il piastrino di riconoscimento
1 Eliografo
1/3 del materiale eliografico
Goniometro
La roba che ufficiali e soldati non vogliono distruggere si metta in cassa o si spedisca.

Il libriccino del Tenente Marchi, dopo il giorno 4 novembre, presenta delle pagine bianche e riprende con la data 11 novembre, quando l’esercito italiano si era saldamente attestato sulla linea del Piave, per opporre l’estrema difesa alla avanzata austro-tedesca.

Mentre gli appunti riportano operazioni, che evidenziano una situazione d’emergenza sotto l’aspetto tecnico–militare, la corrispondenza, anche se limitata nel numero e assai più concisa rispetto alla precedente, testimonia lo stato d’animo del Ten. Marchi e la reazione dei familiari in quei giorni tristi.
L’effetto provocato sulle truppe italiane dalle notizie della breccia aperta dalle forze austro-tedesche nel tratto compreso fra la IIa e IIIa armata, che certamente si dovevano essere propagate rapidamente lungo tutte le linee di fuoco del fronte italiano, è riportato in una lunga e appassionata lettera del Ten. Marchi, inviata alla madre un mese circa dopo questo evento:
“…Quando partì da Torino andai a Belluno; di lì ad Auronzo e di lì a Tre Croci, che è vicino a Cortina d’Ampezzo. Fui dal Colonnello Fiore assegnato al 40° Gruppo e accolto in quello dal Maggiore Maresca che mi ha tenuto carissimo verso il quale ho vero e profondo affetto. Le nostre quattro batterie avevano lassù il compito di sbarrare la Val Grande [e’ la valle descritta nelle lettere precedenti, ma nelle quali non era indicata in ottemperanza alla censura, applicata alle missive provenienti dalla Zona di guerra] che tu troverai segnata sulle carte. Per esse io studiavo i problemi di tiro ed i lavori difensivi; rilevavo e disegnavo caverne e gallerie mi occupavo di costruzioni di baracche, passavo lunghe ore negli osservatori. Una vita, insomma, bella e lieta. Dirti come abbiamo accolto lassù la notizia della sconfitta non posso senza commuovermi. Mi ricordo solo che scappai a piangere nella mia celletta… [Zona di guerra 22 novembre 1917 - lettera C8-17].

Lo sconforto dovette necessariamente essere di breve durata. Il 28 ottobre, all’indomani dello sfondamento del fronte italiano, il Ten. Marchi scrive una cartolina lapidaria: Coraggio mamma, i soldati d’Italia sono ancora forti e decisi. Coraggio! Sapremo vincere! [Zona di guerra, 28 ottobre 1917- cartolina C18-17-c].

La madre risponde il 2 novembre: “ …Sono contenta di vedere i tuoi caratteri, ma sarei più tranquilla sapessi se sei ancora sui monti dove eri prima. Noi ci facciamo coraggio e abbiamo fiducia, ma certo è stato un gran dolore. Il nostro pensiero è sempre rivolto a te come puoi immaginare. Speriamo che sia vicino il giorno in cui avremo migliori notizie. Si vive per la posta e per i bollettini. Ci basta un saluto, ma scrivi tutti i giorni, se però non ti è troppo disturbo…. [Lucca, 2 novembre 1917 - cartolina C4-17-c].

Seguono ancora due cartoline dal fronte di poche righe, come richiede la situazione in cui vengono scritte, entrambe inviate il giorno 3 novembre, l’una alla sorella:
 Coraggio e fede Vinceremo! Baci Mario – Non spedire niente [Zona di guerra, 3 novembre 1917 - cartolina C17-17-c]

e l’altra al fratello Cesare:
Sii forte e sereno che qui non si ha paura. Vinceremo e siamo pieni di fede. La stessa fede sia in voi. Ti bacio il tuo Mario.[Zona di guerra, 3 novembre 1917 - cartolina C16-17-c]

Le vicende relative all’abbandono delle posizioni tenute dal Corpo a cui appartiene il Ten. Marchi e la successiva ritirata, annotate burocraticamente nel taccuino degli appunti, assumono nelle lettere un carattere epico. Così alla madre:
“….Vennero poi le ore più tristi. Noi vincitori abbiamo dovuto abbandonare al nemico posizioni imprendibili [Le posizione occupate dalle batterie del 40 Corpo erano state strappate agli Austriaci e questo giustifica il termine “vincitori”]. Vorrei dopo la guerra portarti con me a conoscere i luoghi per dove i nostri pezzi sono stati tratti in salvo. Quando penso a quelle giornate mi sento crescere la fede e l’orgoglio. Siamo discesi da Tre Croci ad Auronzo per ultimi  [Il 20 ottobre del ’18 il Ten. Marchi riporta sul diario, in occasione dei preparativi per l’offensiva italiana sul Piave: Mi ribalena nella memoria quando Maglieri dalla linea dei pezzi telefonò a me all’osservatorio che le altre batterie mettevano gli attacchi meccanici e si preparavano alla partenza. Sta bene - risposi – abbiamo l’onore di rimanere di copertura e di sacrificio.] ed anche di questo sono fiero. Quindi a Tai di Cadore sono cominciati i guai perché due batterie hanno proseguito e il mio ottimo Maggiore è ora con quelle a combattere. Le altre due (delle quali una mi è stata in quei giorni affidata perché il suo Capitano è stato chiamato altrove) sono venute qui a formare un nuovo gruppo…. [Zona di guerra, 22 novembre 1917 - lettera C8-17],
Estratto di carta militare d’epoca con l’indicazione del monte Tre Croci.





e alla sorella Delia:
Ora che la calma e la serenità è subentrata in me allo strazio indicibile di quelle giornate considero con orgoglio i nostri sforzi di allora. Non posso richiamarmi alle montagne nostre per darti un’idea delle vie per dove i nostri cannoni sono passati. Abbiamo così lasciato posizioni imprendibili ma per correre incontro al nemico. Sono stato in quei giorni sempre col Maggiore Maresca che mi ha trattato come un fratello. Ho trainato insieme cogli uomini i pezzi sui sentieri gelati per nevi altissime; non ricordo se e quando ho mangiato, se e quando ho dormito. E poi una corsa vertiginosa giù per le valli per arrivare in tempo ad arginare il nemico. E siamo arrivati……” [Zona di guerra, 27 novembre 1917 - lettera C13-17].

Anche in una lettera ad un ufficiale amico il Tenente Marchi ripercorre i dolorosi ed esaltanti giorni di Caporetto:
 “… Eravamo in posizione difficili fra le difficili a 2000 metri da quel maledetto Iovame che è stato la tomba di tanti nostri eroi. E lassù la batteria si era fatta larga fama sino tra gli Austriaci per i tiri sapienti eseguiti. Il Capitano che la comandava prima di me si levava il gusto di far saltare le vedette nemiche con una salve di sezione. In altra occasione il comandante delle forze nemiche di tutto il Iovame, un manigoldo che da due anni si scervellava per farci il peggior danno, è stato decapitato dalla prima granata mentre si baloccava a guardare le nostre linee da una feritoia. Tu puoi da questo immaginare con quale spirito i miei ufficiali e i miei soldati sono scesi qui incontro al nemico. E’ stato prima un calvario per monti pieni di neve a trascinare i pezzi. Ho tirato per due giorni le funi come un pazzo. Ho avuto l’onore di essere l’ultimo col mio Maggiore a scendere da un passo molto noto. Dietro a noi erano le prime pattuglie austriache. Così ci siamo ritirati portando con noi quanto i nostri capi ci avevano affidato. Giunto qui in pianura [Riferimento alla posizione assunta dalla batteria sulla destra del Piave] e presa posizione la mia batteria fu la prima ad essere in efficienza. E quando l’ultimo ponte saltò noi eravamo da giorni pronti ad entrare in azione.[Zona di guerra, 9 dicembre 1917 - lettera C1-17]. L’affidamento del comando della 776 batteria, riportato nel libricino di appunti e indicato nello stato di servizio militare con data 3 novembre 1917, riempie d’orgoglio il Ten. Marchi che comunica la buona notizia alla famiglia e alle persone più care, fra cui il dott. Angelo Barsanti di Lucca che gli risponde: Carissimo Mario, ti mando un saluto affettuoso [non leggibile] nella tua nuova onorifica condizione di comandante la 776a Batteria da posizione, e mentre dalla tua ultima cartolina costato con viva soddisfazione che tu hai coraggio e fede come degno soldato d’Italia, ti prego di essere prudente, sia per recare il maggior danno al nemico col quale sarai forse più alle prese, sia per conservare te e i tuoi alla difesa della Patria.” [Lucca, 4 novembre 1917- lettera ]

Il 4 novembre, un poco rassicurata dai bollettini di guerra ed avendo avuto notizia della posizione raggiunta dal figlio oltre il Piave con la sua batteria, la madre invia una cartolina dove si alternano speranze e notizie luttuose:
Mario carissimo, ieri ho ricevuto la cara tua del 29 [novembre] e stamattina Cesare la tua del 30. Come vedi per noi la posta viene regolarmente; mi dispiace che non sia lo stesso per te. Rimango sorpresa che tu stia ottimamente di salute nonostante i disagi sofferti e i dolori morali. Penso tante volte che tu non eri per le fatiche della guerra ed invece hai resistito magnificamente al freddo e a tutto il resto. [La madre è sempre preoccupata della salute del figlio, ricordando i malori sofferti durante gli studi e la costituzione fisica debole a causa della quale era stato riformato alla visita militare] Dici che ti secchi dell’inerzia [Il figlio si trova con la sua batteria sulla linea del Piave in una zona che ritiene sicura per la conformazione del terreno favorevole e per questo se ne lagna perché prevede che non sarà attaccato dalle forze austro-tedesche. [Zona di guerra, 22 novembre 1917 - lettera C8-17]], non dubitare che te ne toccherà anche troppi dei combattimenti. Sento dai giornali che si avanzano tante forze tedesche vivo in un’ansia tremenda per l’offensiva che si scatenerà. Ho grande fiducia nell’esercito italiano ma certo l’idea di una grande battaglia fa trepidare Gino Massagli [Amico di famiglia, andato volontario in guerra] prigioniero e si trova col Matteucci. Sono stati tanto senza averne notizie e si pensava male. Il Luporini e il Martinelli di Gragnano sono morti da pochi giorni. Quanti dolori di più per questi tristi [La madre si riferisce genericamente ai “nemici interni” a cui addebita la disfatta di Caporetto: i politici, gli speculatori, i pacifisti e gli “imboscati”. Questo ultimo termine era nato per designare chiunque non si trovasse in trincea] che ci hanno avuto colpa! Io vorrei che tutti gli uomini fossero a difendere la patria, non le posso vedere a passeggiare per le vie …[Lucca,  4 novembre – cartolina 1917; C5-17-c ].


DOCUMENTI

Appunti del libriccino del Ten. Marchi:















LETTERE/CARTOLINE

- Zona di guerra, 22 novembre 1917 - lettera C8-17
Lettera pubblicata nel post “Ricordi della Grande Guerra di una famiglia lucchese – II° parte”.

- Zona di guerra, 17 ottobre 1917 - lettera C18-17

- Zona di guerra, 2 novembre 1917 - cartolina C4-17






- Zona di guerra, 3 novembre 1917 - cartolina C17-17







- Zona di guerra, 3 novembre 1917 - cartolina C16-17






- Zona di guerra, 27 novembre 1917 - lettera C13-17

- Lucca, 14 novembre 1917 - lettera


- Zona di guerra, 9 dicembre 1917 - lettera C1-17

- Lucca, 4 novembre 1917 - cartolina C5-17