domenica 30 marzo 2014

Foto Ricordo degli Alunni e dei Professori del REGIO COLLEGIO di LUCCA - 1903


Foto ricordo degli alunni e dei professori del Regio Collegio di Lucca – 1903
La fotografia ricordo è presumibilmente scattata nell’anno di iscrizione al Collegio di Mario Marchi (primo a sinistra dell’ultima fila, vicino alle foglie di palma) avvenuta nel 1903. 

mercoledì 26 marzo 2014

IL CAPPELLANO, CAP. L. JOHNSON, DELLA 92° DIVISIONE "BUFFALO" - Borgo a Mozzano, 1944


Il Cappellano, Cap. A. L. Johnson, della 92a divisione “Buffalo” (III Btg/370)
Borgo a Mozzano (Lu) – 1944
Il cappellano Johnson, quando il 30 Settembre 1944 reparti della 92a Divisione "Buffalo" giunsero a Borgo a Mozzano (provincia di Lucca, Italia), fu ospitato in Palazzo Pellegrini. 
Il Cappellano poté riposare nel settecentesco “letto del Vescovo”, così chiamato perché  in tempi passati veniva messo a disposizione dalla famiglia Pellegrini per il Vescovo di Lucca, durante le visite pastorali nel territorio della Vicaria di Borgo a Mozzano.
Della permanenza in Palazzo Pellegrini del Capitano Johnson sono ricordati due episodi.
Il primo è relativo agli inviti alla tavola degli ospiti. Prima di prendere posto l’Ufficiale mandava il nipotino dei padroni di casa a prendere delle bevande, che conservava sotto il letto. Il bambino sollevava la coperta di seta del letto e scopriva ogni ben di Dio, ma soprattutto le armi dell'Ufficiale lì sotto riposte.
Il secondo ricordo si riferisce al tentativo di penetrare con la forza nel palazzo da parte di militari indiani, inquadrati nell'esercito inglese. Il Capitano, con molta decisione, riuscì a sventare un grave incidente, ma il confronto si concluse con una solenne "bevuta" delle riserve alcoliche, che erano stipate sotto il letto.     


















 For a memory – From american – Soldier – “Victor” – 11/29/44




To my Friends – From Allen L. Johnson – Chaplain (Capt) - 370th [?]nf.









Lettera della Principessa di Borbone, Vittoria Augusta - 1890 - LAPSUS


Lettera di ringraziamento della Principessa di Borbone, Vittoria Augusta, al Sindaco di Bagni di Lucca - 7 Luglio 1890

Questa lettera segue la missiva pubblicata nel post “Giuseppe Marchi, sindaco del Comune di Bagni di Lucca nella seconda metà del XIX sec.”
La singolarità di questa missiva è il “lapsus” della Principessa, che indica come “sudditi” del Sindaco gli abitanti del Comune.





Villa Reale di Marlia
7 luglio 1890
 
                                                     Gent. e Sig. Cav. Marchi
 
La vostra preziosa lettera, mi conferma sempre più la devozione vostra e di questa cara popolazione, che voi così degnamente rappresentate.
Mai dimenticherò l’interessamento che tanto voi, quanto i vostri sudditi, hanno preso per me e caldamente vi prego di esprimere i miei sentimenti di benevolenza e gratitudine, a cotesta cittadinanza.
La mia salute, grazie a Dio, continua a migliorare, e spero fra qualche giorno di poter ritorrnare tra questa cara e affettuosa popolazione, la di cui bontà e devozione a mio riguardo, non saranno mai scordate dal mio cuore.
A Voi, un saluto e una affettuosa stretta di mano dalla vostra affezionat. ma
Vittoria Augusta
Principessa di Borbone


domenica 23 marzo 2014

LETTERA DI LAZZARO PAPI ALLA FIGLIA


Lettera ad Albertina Nicolai dal padre Lazzaro Papi

Breve biografia di Lazzaro Papi.
Nato nel 1783 a Pontito, paesino di montagna al tempo sotto la Repubblica di Lucca, iniziò li studi nel Seminario Arcivescovile, quindi si arruolò nell’esercito napoletano, fu dprecettore e infine si laureò in medicina presso l’Università di Pisa.
In seguito s’imbarcò a Livorno per l’India, dove scrisse “Lettere sulle Indie Orientali”, divenne medico del Rajah di Travancore, ricoprì il grado di colonnello dei Lancieri del Bengala e fu consulente commerciale di una società inglese.
Ritornato a Lucca, attraverso un viaggio che tocca l’Arabia e l’Egitto, sia dal Governo napoleonico della città, che dal Ducato retto dai Borboni ebbe importanti incarichi. Negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla letteratura e alla storia. Assistito dalla figlia Albertina e dal genero morì nel 1834.
 *****
Alla Sig.ra Albertina Nicolai
     Pontito
P.S. Salutate molto il Sig.e Rettore

Car.ma Figlia
Ricevei la vostra lettera. Vi consiglio a star d’accordo co’ vostri parenti perché preveggo che un giorno avrete bisogno di tutti. Quello ch’io farò, sarà giusto e senza passione né per l’una parte né per l’altra, e non voglio sentir ciarle. State d’accordo con vostro marito e non venite a inquietarmi; poiche delle inquietudini ne ho a bastanza. Quello che mi dite intorno alla lettera del vostro cognato & c che lo citerete in tribunale e cose simili, è una scioccheria. Ci vuol altro che lettere; ci vogliono contratti per mano di notaro, e il resto son chiacchere. Credete a me che ho più esperienza di voi. Mi dispiace delle vostre afflizioni, ma pensate che anche gli altri ne hanno la lor parte. Cercate di risparmiare e aver giudizio e salutandovi caramente resto                                 V.oaffmo padre
          L. Papi
Lucca. 22 giugno


sabato 22 marzo 2014

DUE FRATELLI SUL CAMPO DI BATTAGLIA DI CURTATONE E MONTANARA (1848)


Due fratelli sul campo di battaglia di
Curtatone e Montanara
[29 maggio 1848 – prima guerra d’indipendenza]

Il 29 maggio 1848 il maresciallo J. Radetzky, spostando le truppe da Verona a Mantova per portarsi alle spalle dei Piemontesi, a Curtatone e a Montanara si scontrò con formazioni di volontari toscani. Questi permisero a Carlo Alberto di prepararsi per l’urto imprevisto, prima di essere sopraffatti e ritirarsi verso Goito, dove, mancata la sorpresa strategica, i Piemontesi conquistarono la vittoria.

I fratelli Pietro e Francesco Giambastiani di Pescia (terra che fino al 1847 faceva parte del Ducato di Lucca), il primo ingegnere e il secondo frate agostiniano, fecero parte del corpo dei volontari toscani.
La presenza di Pietro Giambastiani sui campi di battaglia di Curtatone e Montanara è ricordata dal rapporto del capitano Pelosi del Battaglione lucchese:  
Sig. Generale, in assenza dei capitani Giorgetti e Allegrini, ecco quanto fin qui  ho potuto raccogliere di meritevole d' attenzione circa ai fatti del 29,  per quello che riguarda il battaglione lucchese. Molte testimonianze, tra le quali quelle dell'aiutante Pieri della Linea, m' assicurano che il ten. Michele Lucchesi, della 3° compagnia, incoraggiò e diresse costantemente i suoi soldati colla voce e coll'esempio, mantenendosi ritto e scoperto al parapetto; che negli ultimi  momenti, vedendo che tutti retrocedevano, gridò ai suoi: "Fratelli,  mostriamo a questi barbari che gl' Italiani sanno morire. Chi vuol uscire meco dal parapetto?„ Una quindicina di volontari lucchesi  corsero a lui, e uscirono risolutamente pe' campi in avanti. Pietro  Giambastiani, comune, combatté con straordinario accanimento: mise  fuori di servizio 6 fucili, e consumò 12 pacchi di cartucce. Dopo di  che cadde svenuto, e fu necessario trasportarlo via. Merita lode il cap. Allegrini, che incoraggiò sempre la sua truppa, e per due volte si recò a prender munizioni sulla strada, ove maggiore era il pericolo. Sono, col più profondo rispetto Dell' E. V.   Montechiaro, giugno 1848. Dev.mo Servo Eugenio Pelosi.”  
L’Accademia dei Rozzi di Siena ricorda Francesco Giambastiani, nel ruolo di cappellano militare dei volontari lucchesi con queste parole (anno XVIII, n° 34):
“Il primo scontro avvenne vicino a Le Grazie, nella strada per Goito, il 13 maggio del’ 48, quando rimasero uccisi lo studente di farmacia Enrico Lazzeretti e il maggiore Ferdinando Landucci. Il parroco del paese, “partitante per gli austriaci”, non voleva far entrare le salme di quei caduti nel cimitero e allora il cappellano militare dei volontari – un certo Giambastiani di Lucca - lo convinse a cedere “con una buona dose di cazzotti [...], protestandogli che tra loro preti non aveva forza il quicumque clericum percusserit, suadente diabulo, anathema sit del Concilio Tridentino”.


Documenti:
 A) Il padre Giovanni, alla notizia che il figlio Pietro ha deciso di partire come volontario nella guerra contro l’Austria, così scrive:
Cari/ mo Figlio
Come Padre vi dò la mia benedizione unita a vostra Madre, come Padre vi avverto che non andate à fare una gita di divertimento, ma che si tratta di dovervi sporre tutti i momenti in faccia alla morte, benché la morte corporea è una dissertazione momentanea, alla quale in breve senza andare alla guerra sarò soggetto per cagione della [illeggibile] che già si avanza sopra di me, e perciò se Voi vi tratterrete molto non ci rivedremo più e così di Voi [per] un intoppo di una palla fatale sarò privo di non vedervi più.
Pensiamo oh Figlio, io per la vecchiaia e Voi per il cimento in cui siete, e perciò cosa si deve pensare, di ricore[re] a chi ci può dare aiuto e salvezza. Vi prometto fin che non siete tornato di raccomandarvi insieme con mia famiglia alla gran Madre di Iddio per la salvezza vostra del corpo ma più interessante dell’anima. Vi regalo un piccolo scapolare il quale mi avete a promettere di portarlo al collo come da i cristiani si porta con dire la solita preghiera. Io vi lascio col quore e se il destino porta di mancare io o voi Vi domando scusa e perdono, e se saremo degni di mercede ci rivedremo in purgatorio. Non vi scordate di me, che io avrò sempre ritratto davanti agli ochi miei un figlio amato. Addio e sono Vostro Padre 
Gio: Giambastiani”




B) Congedo illimitato al volontario Sergente Pietro Giambastiani del 5° Battaglione del Quartiere Generale Toscano – Brescia 5 Luglio 1848, il Generale Comandante la Divisione Toscana in Lombardia – Firma. Il Capo di Stato Maggiore G. Belluomini.




D) Comando di Piazza in Brescia - Foglio di via Brescia il 6 Luglio 1848 – Per i volontari toscani Signori Ripari Maurizio, Tenente, Giambastiani P.ro Sergente, e Gherardo Gherardi, Serg.e Mag, con congedo assoluto dal Comando del 5° Battg. Toscano, che si recano in Patria per la via di Milano.
Il pres.e foglio servirà di passaporto, per visitare qualunque per della Lombardia e del Cantone Svizzero del Ticino.
Si invitano le Autorità a lasciarli passare, e provvedere d’alloggio e vitto. Stazioni da percorrersi Ghiari, [?] Treviglio con diritto alla strada ferrata fino a Milano. Il Comandante La Piazza : Da[?] Maggiore

 
E) Medaglia Commemorativa delle guerre combattute per l’indipendenza e l’unità d’Italia nel 1848, 1849, 1859, 1860-61 istituita con R. Decreto in data 4 marzo 1865 ……. La Commissione …. Dichiara che il Signor Giambastiani Pietro ha fatto la Campagna a 1848 ……..



F) Comizio Centrale Romano dei Veterani 1848-49 – Invito a Pietro Giambastiani per prestare il servizio d’onore alla tomba del Re Vittorio Emanuele II a Roma [Altare della Patria] – 7 Maggio 1887


G) Nomina “dell’ Ill.mo, e Molto Re:do Signore Francesco Giambastiani Cappellano del Primo Battaglione della Guardia Civica del Comune di Lucca a rango di Capitano. Lucca 3 Ottobre 1847"



H) Sonetto per la nomina a cappellano della Guardia Civica di Cleobulina Cotenna, letterata e patriota lucchese (1810-1879):


Sonetto
D’Italia alfin sovviene il grande onore
E sublime sollevasi al tuo capo
E a Cappelan portando con valore
Reclin sicuro per il nostro Stato

In oblio cada ogni rio timore
E ormai disperdasi il contrario fato
 E rallegrando il palpitante cuore
Schiavo si faccia chi di noi fù ingrato.

E tracciando così in maniere accorte,
Le nostre mani prendi, e le prepara
Unite in dolce modo, ma ben forte

E coi ribelli noi faremo a gara
Pugnando contro essi dando morte
Esempio sia a chi la legge sfora


I) Comando Superiore della Guardia Civica Lucchese. Il Sott.o certifica che il Sacerdote Sev. Do Francesco Giambastiani è partito con il corpo della Guardia Civica mobile per ivi servire in qualità di Cappellano, ed in tutto ciò esser riguardo al sacro suo ministero – Lucca 23 Marzo 1848 – Il Colonn. Llo [ firma] ………




venerdì 14 marzo 2014

L'ULTIMA BOTTEGA ARTIGIANA ALLA PIEVE DI CONTRONE (Bagni di Lucca)


l’ultima bottega artigiana della Pieve di Controne
- calzoleria Taliani -

La fotografia ritrae la bottega di calzolaio della famiglia Taliani, con la tipica apertura a “sette”, posta sulla via di Castello della Pieve di Controne, frazione di Bagni di Lucca.
Seduti sulla parte d’apertura a finestra: Aldo Taliani con il “grembiale” di lavoro e Mario ed Enrico Marchi. La fotografia risale agli anni ’50 del secolo scorso.

ARTURO MONI, il Filosofo di Bagni di Lucca


Arturo Moni , “il filosofo di Bagni di Lucca”
  - corrispondenza con l’amico Mario Marchi -

Arturo Moni nacque a Bagni di Lucca nel 1867 da famiglia agiata. Il padre, avvocato Olinto, fu per diverso tempo Sindaco della cittadina termale, mentre il figlio condusse una vita estremamente ritirata. Frequentò la Facoltà di Giurisprudenza a Pisa, quella di Matematica a Bologna, studiò infine lingue orientali antiche (sanscrito, ebraico, aramaico e persiano) alla Sorbona. Fu in rapporto epistolare con i filosofi Croce e Gentile e si legò d'amicizia con Ernesto Codignola. Al Moni si devono studi sull’opera di Hegel ed in particolare la traduzione della Scienza della Logica del filosofo  tedesco. La morte sopraggiunse nel 1936.

Le missive riportate, peraltro assai generiche, sono indirizzate all’ingegnere Mario Marchi (Lucca 1890 – 1924), che è chiamato dal Moni “amico”, pur essendovi una differenza d’età di ben 23 anni. L’amicizia nasceva certamente dai rapporti fra le due famiglie, che entrambe annoveravano un sindaco della cittadina termale: l’avv. Olinto, come sopra riportato e il padre di Mario Giuseppe, che succederà al Moni nell’incarico di primo cittadino.
La corrispondenza raccolta parte dal 1918, quando non era stata ancora raggiunta la vittoria nella grande guerra e Mario Marchi era militare, al 1922, anno della marcia fascista su Roma. 


Pare che le cose della guerra volgano sempre al meglio….. 
Al Sig. Tenente Mario Marchi – Commissione Visita Bocche da Fuoco – 4a. Armata 
Carissimo Mario, chi sa che cosa avrà pensato di me che non ho ancora risposto alla prima graditissima cartolina che ricevetti a Lucca. Da principio non sapevo come mettere il Suo indirizzo e attendevo per procurarmelo. Quando poi seppi dalla Sig.ra Delia che l’indirizzo come stava sulla cartolina era sufficiente, era il giorno della nostra partenza, e da poi che siamo qui son sempre stato così assorbito in ceri lavori che avevo da fare in casa, che soltanto ieri l’altro passai il cancello per andare  a un’adunanza alla Villa, né in tutta questa settimana ho mai presa la penna in mano. Ora ricevo la tua cartolina del 18., e approfitto subito per risponderle. Non creda che qui si stia tanto bene. Son cinque o sei giorni che, anche a star riparati in casa, il caldo si fa sentire. Non si parla poi di andare fuori. Per andare l’altra sera alla Villa feci un bagno, e tornai bianco di polvere. Se non piove, alcuni raccolti andranno perduti. Cominciano già a soffrire. Per buona fortuna per i nostri compaesani e per tutti noi, par che i castagni promettano molto bene qui e nella nostra montagna. Vino invece si prevede che ce ne sarà molto poco, per via della pioggia del giugno. Pare che le cose della guerra volgano sempre al meglio anche in Francia, e si comincia ad avere l’impressione che lo sviluppo della forza tedesca debba cominciare a scemare. E questa volta sarà certo in maniera definitiva, giacché non si vede quali altri aiuti, o fortune (come quella della Russia) possano capitare ai tedeschi d’ora innanzi. Auguriamoci bene e aspettiamo con calma fiduciosa il momento di prender noi decisamente il sopravvento. Mia moglie ti contraccambia affettuosamente i saluti. Da me si abbia un abbraccio di cuore. Bagni di Lucca . 21 . lu. 1918.

Suo Arturo Moni




Non son tempi da viaggiare.”
Al Signor Tenente Mario Marchi - Commissione Visita Bocche da Fuoco – Armata del Grappa
Carissimo amico, mi è giunta grata la Sua cartolina, alla quale rispondo subito. Anche a noi è dispiaciuto di non poterli rivedere qui in Bagni, tanto più in quanto si era presentata mi occasione favorevole per alloggiarli, come mia moglie vi scrisse alla Sig.ra Emma Sua madre. Ed ora, ci rivedremo prestissimo a Lucca? Io ho già da un pezzo fatto domanda di ritornarvi, collo stesso incarico dell’anno passato. Ma non so se sarà possibile. Ad ogni modo il Ministero fino ad ora non ha stabilito nulla. Quel che è certo è che se mi fosse proposto di andare lontano, rimarrei piuttosto a casa. Non son tempi da viaggiare.
Si: le cose vanno bene e speriamo che se non presto, almeno non troppo tardi si possa arrivare alla vittoria degli alleati. Quel che mi è dispiaciuto, è stata la polemica del Corriere della Sera. Sonnino vede probabilmente più lontano di tutti cotesti chiacchieroni.
Da mia moglie e da me saluti affettuosi. Bagni di Lucca . 7 . sett. 1918.
il Suo Arturo Moni



 

“… Ma se si domanda loro se si senton capaci di fare il legislatore, rispondersi tutti si….”
Al Preg.mo Sig. Ing. Mario Marchi – Officine Elettromeccaniche Rivarolo Ligure Genova
Carissimo Mario, ti sono tanto più grato della tua lettera affettuosa, in quanto colle tue occupazioni che hai intendo benissimo che in capo alla giornata non ti deve avanzare tempo. Mi fa piacere poi di sapere che, pur nel Suo campo speciale, si occupa di varie cose, collaudo delle macchine, spoglio della letteratura tecnica, calcoli commerciali, sorveglianza dell’officina. Questa complessità di lavoro svilupperà sempre meglio le Sue molte ed eccellenti attitudini, e Le farà acquistare tutte quelle conoscenze pratiche che Le occorreranno per quando si troverà a capo di una azienda, il che ho  ferma fiducia che farà presto. E non dubito che farà onore a sé d alla patria, che non bisogna abbandonare, ora soprattutto, che è necessario darle la spinta per farla andare di pari passo colle altre nazioni. Mi fa piacere che abbia sperimentato col fatto, che il servirsi di una lingua straniera leggendo semplicemente i libri di cui si ha bisogno, con l’aiuto soltanto di una breve preparazione grammaticale (e Lei aveva dell’inglese già una conoscenza più che sufficiente per qualunque info), è il miglior modo per finirla poi d’imparare, almeno relativamente all’intento di che uno si propone. E già è così in tutto: per imparare a nuotare, dopo che uno si è fatto dire quali movimenti bisogna fare, non c’è miglior modo di tuffarsi nell’acqua. Si: anche qui è fiorita una discreta quantità di candidati. Se si domandasse a molta gente se si sentirebbero capaci di fare un paio di scarpe, non c’è dubbio che la maggior parte risponderebbero di no. Ma se si domanda loro se si senton capaci di fare il legislatore, rispondersi tutti si. Vero è che le scarpe tutti son buoni a vedere se uno le ha fatte o non le ha fatte; mentre per leggi, si può sempre far credere  a molti di avervi lavorato, mentre nel fatto, e nel miglior dei casi, uno si è semplicemente limitato a scaldare le famose panche, o banchi che siano, di Montecitorio. Presto spero di rivederla. Tutti e due la salutiamo cordialmente. Sia abbia un abbraccio dal Suo
Bagni di Lucca . 6 . nov. 1919.  Arturo Moni



“….Ad ogni modo la dimostrazione si sciolse senza incidenti, o per…”

Carissimo Mario,
No so davvero che cosa avrà pensato di me, che ho tardato tanto a rispondere alla Sua graditissima lettera graditissima lettera e a contraccambiarli, come ora faccio, gli auguri per questo nuovo anno, non meno sinceri e affettuosi, lo creda, per il fatto che sono un po’ tardivo. Potrei portarle molte ragioni di questo mio lungo silenzio, ma me ne astengo, perché non voglio annoiarla. E mi affido senz’altro, per essere perdonato, alla Sua bontà e amicizia.
Siamo qui da parecchi giorni presso a poco come bloccati. È soppresso il treno che viene da Lucca la mattina e tornava a Lucca la sera. L’altro treno parte su per giù regolarmente la mattina, ma la sera arriva qui verso le dieci e mezzo o le undici. I giornali vengono con un automobile, o non vengono affatto. La posta parte e avviva quando Dio vuole. Ci ho quasi un certo gusto per un certo pubblico incontentabile che ho conosciuto anni addietro, il quale, quando qui, i questo piccolo paese, avevamo tre regolarissimi arrivi e tre regolarissime partenze postali al giorno, trovava ancora il modo di potersi lamentare. Del resto il paese è perfettamente quieto, e non sono mai mancate le derrate, cosa che si poteva ragionevolmente temere.
Avrà saputo forse, a quest’ora, che l’amministrazione comunale è dimissionaria, e che ora abbiamo qui un commissario prefettizio. Vi doveva essere una gran dimostrazione l’altro giorno, con un comizio per il quale l’oratore era stato fatto venire, si figuri da dove?- da Camaiore; per ora quindi un estraneo per ciò che riguarda le nostre faccende comunali. Mi dicono però (io non vi andai) che fu assai temperato. Ad ogni modo la dimostrazione si sciolse senza incidenti, o per dir meglio, non ebbe luogo secondo le intenzioni dei promotori. E per questo dicevo vi doveva essere. L’amministrazione passata aveva certamente avuto qualche difetto, ma tutto sommato a me pareva che non valesse la pena di far tanto chiasso per mutarla, ricorrendo a mezzi straordinarii di dimostrazioni, comizi etc. A questo modo si rendono inutili le rappresentanze popolari come in generale gli ordinamenti liberi, il cui pregio sta appunto in ciò, che hanno in sé il principio  del mutamento, e non si richiede quindi  mutarli alcuna violenza esterna. Circa il Teatro non mi ricordo se Le ho mai comunicato ciò che è stato fatto dall’ultima volta che ci vedemmo in poi. Un buon numero di palchisti essendo rimasto sordo all’appello che l’Accademia aveva loro rivolto  perché contribuissero ai lavori,  ed essendo scaduto il termine che era stato loro fissato, l’Accademia ha chiuso il Teatro, ed ha reso noto questo provvedimento, insieme col suo motivo, per mezzo di un manifesto al pubblico, manifesto che fu poi anche riportato da un giornale di Lucca. I palchisti son così messi intanto nell’alternativa, o risolversi un giorno o l’altro a pagare, oppure di lasciare infruttifero il capitale rappresentato dai loro palchi. Per ora il provvedimento  non poteva produrre un grande effetto, giacché il teatro, d’inverno, è generalmente chiuso. Ma quando verrà l’estate, vedremo. E il Suo studio dell’inglese? Lo continua sempre? Guardi però di non affaticarsi troppo, col lavoro che ha già in officina. E soprattutto non tolga troppo tempo al sonno, che è necessario quanto e orse più del cibo, per stare bene.
Quando di tanto in tanto mi vorrà dare , mi farà sempre piacere. E anch’io cercherò, un'altra volta, di essere più puntuale a risponderle.
 Intanto, con saluti affettuosi e gli auguri di noi due, mi creda
Bagni di Lucca . 29 . gen . 1920. Suo Arturo Moni

…. le cose della nostra Italia, ridotta come un cavallo sfinito che corre all’impazzata qua e la per i campi…”
Al Preg.mo Sig. Ing. Mario Marchi – Officine Elettromeccaniche Rivarolo Ligure Genova
Carissimo Mario, So che presto La rivedremo qua, e mi lusingo al pensiero che potrò passare qualche piacevole ora in Sua compagnia. Dopo tanto tempo che non ci siamo veduti, avremo molte cose da dirci. Non saranno purtroppo belle considerazioni che potremo farci sul modo come vanno le cose della nostra Italia, ridotta come un cavallo sfinito che corre all’impazzata qua e la per i campi, senza sapere quel che cerca e ignorando a quali pericoli va in contro e quali insidie gli tendono i vicini. Ma, a parte questi argomenti tristi, ne avremo altri non meno interessanti per noi. E da Lei desidero aver qualche particolare sull’opera Sua costa e sulle Sue vedute e progetti per l’avvenire. Cesare mi afferma di essere ancora perplesso; ma sempre più mi pare che inclini a battere la medesima via del fratello. E certo, a far così lo posson consigliare molte buone ragioni. Per il momento però non so davvero se dentro di sé li stia ponderando, o se piuttosto non mediti, in anticipazioni, i sapienti voli che farà la civetta, fra una quindicina di giorni, in Pomonte o al Colle a Serra.
A presto, caro Mario,. Tante cose affettuose da noi due, e un abbraccio di cuore dal Suo
Bagni. 6 . ago. 1920. Suo Arturo Moni


“ …Auguriamoci che tutto quanto non sia che temporaneo …”

All’ Egregio Signor Sig.  Ing. Mario Marchi – Officine Elettromeccaniche Rivarolo Ligure Genova
Caro Mario, Ebbi l’altro giorno il Suo telegramma, e mi affrettai a portarlo ai Suoi, dai quali so che ricevette poi subito le assicurazioni che desiderava, e che anch’io del resto le posso pienamente o confermare. Ho saputo anche da loro delle molte occupazioni e preoccupazioni che ha avuto in questi ultimi tempi. Auguriamoci che tutto quanto non sia che temporaneo. Spero poi che presto La  [?] venir qua a riposarsi per un po’ di tempo. E allora potremo anche stare un po’ insieme e discorrere di tante cose. In questa attesa Le stringo affettuosamente la mano
Bagni di Lucca . 1° . sett. 1920. il  Suo Arturo Moni




 
…non si ottiene mai quello che si desidera, perché si desidera sempre quello che non si può ottenere ..”
Al Preg.mo Signor Sig. Ing. Mario Marchi – Officine Elettromeccaniche Rivarolo Ligure (Genova)
Bagni di Lucca . 29 . dic. 1920.
Carissimo Mario, Grazie degli auguri, che li ricambio di cuore, anche da parte di mia moglie. Intendo quanto Li deve esser dispiaciuto di non poter avere qualche giorno libero per venire a Lucca. Non bisogna però esser pronti a generalizzare, dicendo, come dice Lei alla fine della lettera, che non si ottiene mai quello che si desidera, perché si desidera sempre quello che non si può ottenere.Lei è giovane, ma son sicuro che Li basterà di gettare anche un semplice sguardo sul passato della Sua vita, per vedere quanto vi sia di falso in cotesta affermazione. Permetta a un amico questa osservazione, a un amico che non vuole che si annidi nella Sua mente una convinzione, che è senza dubbio nociva a quell’equilibrio dello spirito, in cui consiste la felicità. Tanto più in quanto siamo in tempo di auguri! Le Sue nuove occupazioni le devono certamente dare molto da fare. Mi fa piacere però di vedere la fiducia che viene riposta in Lei.
E son sicuro che anche il Suo nuovo compito sarà da Lei brillantemente assolto.
Ancora auguri: e un abbraccio dal Suo
Arturo Moni




 
Qui il tempo si è rimesso all’umido: ma per la campagna ci voleva …”

All Ill Egregio Signor Sig. Ing. Mario Marchi – Via S. Andrea. 74. Viareggio.

Carissimo Mario, mi rincresce di sentire che non è ancora del tutto ristabilito. Conosco purtroppo anch’io i reumatismi, ai quali sono stato soggetto fin da giovane. Si abbia riguardo e non si muova altro che quando si sentirà completamente guarito. Ora anche la stagione, cogli inevitabili sbilanci di temperatura che presenta, è pericolosa. Qui il tempo si è rimesso all’umido: ma per la campagna ci voleva, dopo tutto l’asciuttore che abbiamo avuto. Ricambio di cuore gli auguri, anche a nome di mia moglie, e ti stringo forte la mano.
Suo Arturo Moni
Bagni di Lucca . 28 . mar. 1921.




 
“ Io son convinto che ormai il peggio della crisi economica, ma soprattutto della crisi politica, sia passato…”

All Illmo Sig. Ing. Mario Marchi – Certosa (Via Umberto I. 59/II (Genova)

Bagni di Lucca . 25 . dic. 1922.
Carissimo Mario, grazie degli auguri, che Le ricambio di nuovo a nome anche di mia moglie. Mi rallegro poi della Sua nomina a direttore d’officina, soprattutto avendola ottenuta in così breve tempo, Le sarà un utilissimo titolo ad avanzare rapidamente  nella carriera, o qui o altrove; ma spero piuttosto che sia qui. Son lieto anche di sapere che costì tutto è tornato in pace e che il lavoro procede regolarmente. Io son convinto che ormai il peggio della crisi economica, ma soprattutto della crisi politica, sia passato. L’Italia si è ripresa mentre stava per cadere nell’abisso, e ormai non vi cadrà più. Di nuovo tanti auguri e una stretta di mano affettuosa dal Suo 
Suo Arturo Moni
P. S. Se viene qui, non dimentichi di venirci a trovare.